Un’aspirina

E’ così che inizia la giornata oggi. Non ho la minima voglia di lavorare. No idea in my mind. Devo ancora iniziare. Neanche una linea in questo universo bianco 800×600. Dovrò imparare a disegnare a 1024. Un caffè, mi ci vuole un caffè!
Nuova frase sul desktop: No concept. No content. No sense. No news. No lies. No no.
Oggi voglio stare sveglio… Vivere… un po’ di Vasco, un tè invece del caffè, e ci siamo. Questo monitor non mi dice mai niente, metto un po’ di colore a destra, una linea curva a sinistra. E’ tutto qui il mio lavoro? Linee e colori? Pixel che si compongono e si scompongono? Cose che si mettono insieme per acquisire un senso? Che senso ha tutto questo? C’è chi ridacchia e mi invidia “e ti pagano pure per disegnare! sai che spasso!” E non lo sanno mica che quando manca il colore al pennello, quando hai la testa altrove, svuotata di cose e di fatti e di sensazioni… le linee e i colori non si incastreranno mai se non per dar forma a orrendi quadri che non dicono nulla…
oggi non ho tempo, oggi voglio stare sveglio… (Vasco)
Meno male che c’è la musica nelle orecchie, che mi distrae dal mondo e mi fa concentrare su quello che è nella testa… nella mia testa…

Stand by

di nuovo con te. Un po’ di cose da studiare stasera e poi me ne vado a letto. Stand by. Vorrei giocare con i bambini. Costruire con i Lego. Fare castelli di sabbia sulla spiaggia. Ed aspettare l’onda. Non quella perfetta. Aspetto la mia onda. Quella che mi farà perdere la testa. Di nuovo. Ancora. Non ne ho mai abbastanza. Rinascere è un bello sforzo, non ti pare? Sconnessa, come sempre. Dove sei? Dimmi qualcosa. E’ importante rivedere gli ultimi passaggi, come le prime sequenze di un film. A rallentatore. E’ importante per capire. Sono qui e scrivo e non ho bisogno di altro.