Momo

ciao. Oggi sono serena. sarà che quando la notte è stata buia, così tanto buia come la giornata che l’ha preceduta il giorno seguente non può che concederti un pizzico di luce. Un po’ come quando tocchi il fondo: devi per forza risalire. Ho passato ore al telefono: tante voci, tante storie. E la mia? Nessuno che ascolti la mia. Ma va bene così. Quante sono le persone disposte ad ascoltare la tua voce? Un esercito, invece, parla e parla, a volte illudendosi di dire cose interessanti. Non è il mio caso. Ho la grande fortuna di ascoltare il più delle volte persone che mi affascinano. Quando avevo su per giù quattordici anni lessi “Momo”. Mi convinsi che mi sarei impegnata ad ascoltare quello che le persone avevano da dirmi. Chissà se ci sono riuscita. A volte mi ritrovo ad astrarmi mentre qualcuno mi parla, ma il più delle volte presto attenzione. E mi illudo di essere una Momo che siede ed ascolta. Ascolta.
Forse è davvero così: l’uscita dal microcosmo nel quale avevo deciso di starmene protetta ma che ormai avvertivo come una prigione mi ha procurato dolore. Lo scontro con le cose, con le persone, con quella che non credevo di essere o con quella che “ho voluto necessariamente essere” mi ferisce di continuo. Ma vado avanti, perchè forse per la prima volta nella mia vita sono convinta di qualcosa… Qualcuno ha scritto che “Non e’ mai troppo tardi per essere cio’ che avresti potuto essere.” era George Eliot e forse aveva proprio ragione.

Disappointment

e continuo a stupirmi.
Nel frattempo mi dimentico di cose importanti che appartengono a persone importanti della mia vita. Sono un’inguaribile smemorata.
In silenzio. Ma mi stupisco ancora, e mi indigno. Lo so, lo so, le persone hanno momenti diversi per ognuno dei propri incontri, per ognuna delle proprie realtà in cui vivono… eppure certe cose non finiranno mai di stupirmi. Hai come la sensazione di non sapere mai bene con chi hai a che fare.
Delle maschere, sì certo, lo so… ma non mi ci abituo proprio; e magari sono io stessa così…
Non lo so… forse non dovrei ancora stupirmi. Beh, fa ancora più tristezza e stupore e disincanto, soprattutto se è una persona alla quale hai tenuto particolarmente…. Ti insegnerà qualcosa questa c…. di vita?!
In questo momento sono un pò delusa… Mi toccherà riformulare dei parametri e tornare con un attimo con i piedi per terra. Ed è un’operazione che detesto.

E respiro

Ciao. Continuo a scriverti in questo posto così freddo e mi sento bene. Ho bisogno di raccontarti cose e fatti e persone e sensazioni. Ho la sensazione di star venendo su a bordo di una mongolfiera (si può dire “star venendo”? e si può dire “a bordo di una mongolfiera”?) e tutto quello che mi lascio a terra è così dolce. Lo osservo, con attenzione. Ed intanto salgo. Sempre più in alto, sempre più lontano. E respiro. Tutta quest’aria.
Sei qui? Con me? Come ogni sera? A leggermi? A dare un senso a quello che scrivo? Se un senso possano mai avere queste parole. Vorrei raccontarti dei primi esperimenti di programmazione andati a buon fine (per qualche secondo ho esultato davanti al monitor), di un diario telematico che forse esiste ed ha un senso solo se qualcuno lo legge (e magari mi invia un commento), del libro che ho iniziato a leggere in SITA stasera (“Le ore” di Cunningham)…
Sì, questa sera vorrei tanto raccontare una storia per farti sognare qualcosa di bello…
E invece sono stanca. Chiuderò un po’ gli occhi sperando di dormire e di sognare…
buonanotte

Il cliente ha sempre ragione

“Nooooo!!!” il giallo canarino sparisce nel nero profondo di una notte buia e tempestosa. Ho appena rovesciato il buon caffè Illy sulla bozza grafica da consegnare al cliente. Dovrò farne un’altra stampa. Ed il capo non aprrezzerà di certo tanto spreco di inchiostro.
“Terry! Dove sono i fogli?”
“Te l’ho detto una marea di volte. Li trovi nel terzo scaffale sulla destra!”
“Non ci arrivo lì!”
“Vengo!”
Pausa caffè terminata, ritorno alla bozza grafica. L’appuntamento è fissato per le 15.30 ed io ho sprecato tutta la pausa pranzo a stampare bozze con quella maledetta Epson che sputa fuori colori indecenti. Sarò per caso daltonica? Una bufera di tinte strane, danza di colori, magma incandescente di rossi, blu, verdi, red, green, blu, RGB.. la festa è finita… “Il cliente ha sempre ragione” mi ripeto mentre aggiusto il colletto della camicia e preparo la mano per il saluto.
“Sì, il cliente ha sempre ragione” continuo a ripetermi mentre mi avvicno alla sagoma informe. Il Signor T allunga la mano.
“Salve” il mio slauto cordiale
“Buongiorno” il suo saluto freddo e presegue “Si accomodi” sempre più gelidamente
“Ho portato con me la proposta grafica. Può visionarla sia su carta che a monitor”
Mi porge nuovamente la mano, questa volta per afferrare bruscamente quella festa di colori che la Epson ha sparato senza pietà. Stringe con forza i fogli che si piegano come petali. Dà un’occhiata veloce.
“Questo giallo è troppo forte, la foto troppo sbiadita, il limone sembra un’arancia, il testo non si legge, la linea sulla destra è troppo a destra”
“Ma quella deve essere un’arancia ed il giallo è quello di un limone che contrasta con l’arancione dell’arancia. Il testo è nero su bianco come dettano le buone regole sull’usabilità e la linea sulla destra bilancia quella sulla sinistra” è tutto quello che vorrei dire per difendere il mio capolavoro, frutto di due notti insonni, ma… mi ferma alla seconda sillaba senza nessuna pietà.
“Ci vediamo mercoledì per la seconda proposta”
“Il cliente ha sempre ragione” continuo a ripetermi in testa, contando fino a dieci ed emettendo un flebile “D’accordo, a mercoledì allora”
Mi tende la mano, quella destra, quella che pochi minuti prima aveva strpicciato la mia arte.
“Il cliente ha sempre ragione” continuo a ripetere in mente come una filastrocca ormai scaduta…

Un’aspirina

E’ così che inizia la giornata oggi. Non ho la minima voglia di lavorare. No idea in my mind. Devo ancora iniziare. Neanche una linea in questo universo bianco 800×600. Dovrò imparare a disegnare a 1024. Un caffè, mi ci vuole un caffè!
Nuova frase sul desktop: No concept. No content. No sense. No news. No lies. No no.
Oggi voglio stare sveglio… Vivere… un po’ di Vasco, un tè invece del caffè, e ci siamo. Questo monitor non mi dice mai niente, metto un po’ di colore a destra, una linea curva a sinistra. E’ tutto qui il mio lavoro? Linee e colori? Pixel che si compongono e si scompongono? Cose che si mettono insieme per acquisire un senso? Che senso ha tutto questo? C’è chi ridacchia e mi invidia “e ti pagano pure per disegnare! sai che spasso!” E non lo sanno mica che quando manca il colore al pennello, quando hai la testa altrove, svuotata di cose e di fatti e di sensazioni… le linee e i colori non si incastreranno mai se non per dar forma a orrendi quadri che non dicono nulla…
oggi non ho tempo, oggi voglio stare sveglio… (Vasco)
Meno male che c’è la musica nelle orecchie, che mi distrae dal mondo e mi fa concentrare su quello che è nella testa… nella mia testa…